La cura conservativa dei denti naturali
Il compito primario dell'Odontoiatra è ripristinare l'integrità di ogni singolo dente quando venga danneggiato da carie, traumi, malformazioni, erosioni o qualsiasi altra causa lesiva.
Esistono diverse gradazioni e localizzazioni del danno per estensione di superficie e/o di profondità, cui corrispondono altrettante soluzioni restaurative. (...)
Per ragioni di semplificazione e di comprensibilità , non essendo questa una sede accademica, trovo utile adottare un inquadramento descrittivo che ha comunque un corrispettivo clinico vero, in modo da restare aderenti alla realtà quotidiana.
Consideriamo, per convenzione, che un qualsiasi dente espone all'esterno 5 superfici potenzialmente suscettibili al danno strutturale (4 laterali ed una masticante) che i restauri andranno poi a ripristinare.
Restauri di 1 superficie. Sono i più semplici ed esprimono di solito un danno limitato alla superficie masticante dei molari e premolari. Raramente l'interessamento è esteso fino alla polpa dentaria ( “nervo”) : ciò accade più frequentemente nei bambini, per ragioni igieniche ed alimentari, rendendo necessarie delicate operazioni di conservazioni della vitalità pulpare oppure nei casi più avanzati si può giungere alla terapia canalare ( “devitalizzazione” ). Normalmente però questo danno è facilmente restaurabile con successo e prognosi certa.
Tra questi classe di restauri trovo quanto mai utile associare le lesioni dei colletti, che pur avendo varie morfologie si trattano tutte con modalità abbastanza simili.
Sono infatti delle erosioni ( dovute a carie, danni da spazzolamento, fenomeni traumatici e microtramatici ripetuti, reflussi acidi, secchezza orale ecc.) estese esenzialmente in superficie e che solo di rado penetrano fino alla polpa dentaria. Si associano spesso, ma non sempre, a spiccata sensibilità.
Restauri di 2 superfici. Esprimono l'interessamento di 2 versanti adiacenti.
Classicamente nei denti posteriori ( molari e premolari ) vengono più frequentemente colpite la superficie masticatoria e quella interdentale con intasamento alimentare dello spazio interdentale. In queste cavità è più facile avere un danno profondo e danno più spesso sintomatologia algica. Conseguentemente anche l'evenienza della terapia canalare è una possibilità da mettere in conto.
Anche i denti anteriori ( incisivi e canini ) possono andare incontro a cavità che si affacciano su due superfici di cui una è quella interdentale. Sono per solito ben visibili e con sintomatologia variabile ma danno mal di denti piuttosto raramente.
In tutti i casi il restauro ripristina in modo efficace tutte le catteristiche naturali del dente colpito: la forma, il colore, la funzione.
Restauri a 3 o più superfici. Quando vengono danneggiati tre o più versanti dentari il danno strutturale è notevolmente più esteso e con notevole frequenza si ha un coinvolgimento pulpare che può arrivare alla necrosi e relative conseguenze : uno o più episodi di algia, talvolta ascessi oppure i cosiddetti “granulomi” radicolari.
Si impone una accurata strategia di recupero del dente compromesso completa di visita accurata, radiografie e talvolta dopo il restauro è necessaria una corona protesica che rinforzi e sostenga il poco tessuto dentale residuo.
Le tecniche di restauro sono più complesse e perdono l'appellativo di otturazione per acquisire quello di ricostruzione poichè vengono spesso a perdersi una o più cuspidi o anche intere pareti perimetrali : il dentista non può più lasciarsi guidare dall'anatomia del dente ma deve costruire ex-novo la porzione distrutta.
Spesso la concomitanza della terapia canalare, che esprime estensione in profondità oltrechè in superficie, rende necessario l'impiego dei cosiddetti perni canalari, cioè strutture di rinforzo ( oggi quasi sempre ralizzati in fibra di vetro o di carbonio ) che vincolano il restauro alla radice cementando prima il perno nel canale radicolare devitalizzato.
In ragione della complessità del danno strutturale non è sempre consigliabile il ricorso a tecniche di restauro dirette cioè eseguite subito in bocca, per cui talvolta è preferibile optare per tecniche indirette più complesse ma più predicibili, cioè ricorrendo a restauri eseguiti con tecniche di laboratorio o comunque extraorali previa impronta del dente. Si parla allora di intarsi cioè restauri modellati su replica ottenuta dall'impronta, che vengono cementati in bocca e ripristinando così la porzione perduta. Talvolta è addirittura necessario fare una pre-ricostruzione diretta, detta “ build-up” e terminare la procedura successivamente con tecnica indiretta cementando poi l'intarsio .
NOTA: In tutti questi tipi di restauro è possibile eseguire tecniche dirette in bocca o tecniche indirette in parte extraorali: sarà il dentista a consigliarvi quella più idonea al caso in questione. Va comunque tenuto presente che i costi dei restauri diretti sono sensibilmente inferiori a quelli indiretti.